12 aprile 2017 l’Associazione Dioniso a Villa Costa con i vini della Tenuta Vistarino
“tra noi si creò un’improvvisa alchimia” …..
…………. gli effetti del vino
Il mercoledì mattina, da qualche tempo, non è un bel giorno. Al martedì pomeriggio sono sempre in commissione di degustazione; al temine cena e dopo-cena. Ed è quasi sempre un’abbuffata di vini e di squisitezze culinarie con scarsa attenzione allo stile.
La mattina dopo, mal ridotto di salute e di spirito, non mangio fino a sera. Ma nel frattempo vado recuperando salute e spirito e anche la fame e con essa la voglia di un vino particolarmente buono (quello della sera precedente non lo è quasi mai).
È così che, al mercoledì sera, apro una bottiglia che spero buona. Di recente, e in mercoledì successivi, lo Spumante Metodo classico “1865”, il Riesling “Rïes” e il Pinot Nero “Pernice” della Tenuta Vistarino Oltrepò pavese. Un contenitore per tre bottiglie, regalo del mio amico ing. Tommaso Bucci direttore generale della Tenuta.
L’attività sensoriale della mia mente è molto eccitata e trasmette questa eccitazione all’attività intellettuale. Decido di chiedere un parere ai “Dionisiani” (i soci dell’Associazione culturale “Dioniso”).
Il Café letterario “Villa Costa” di via Lazio 28 in Palermo è uno dei luoghi in cui, più di frequente, ci ritroviamo in comune divertimento.
Il 12 aprile è sempre quel mercoledì che si porta appresso gli eccessi del martedì e la successiva volontaria astensione nella speranza che l’organismo possa consumarli.
Alle ore 19,00 è tutto pronto: i dionisiani una trentina intorno ad un tavolo, il tavolo con le bottiglie, il tavolo con i bicchieri, e il tavolo delle sfiziosità gastronomiche. Nelle pupille di qualcuno compare il sorriso sornione di chi sa dissimulare sotto un’apparenza indifferente l’informazione sensoriale che giunge ai suoi occhi.
Di Costè mi piace “quasi” tutto. Il clima, il modo e le parole di fare accoglienza.
Carlo e Rossella, gli addetti alla preparazione delle tavole, aprono porte e cuori con la consueta professionalità. Nel frattempo Salvatore e Alberto, “la ciurma”, cominciano ad agitarsi in cucina.
Ignazio, lo chef, è abile nello svolgere il compito di “relazioni pubbliche”, ma risalta soprattutto il suo impegno, la sua creatività nella preparazione e nella presentazione dei piatti.
In questo caso risalta pure la “scarsità”; ed ecco il “quasi” di cui sopra.
La serata è gradevole, merito di un accostamento insolito di elementi, che porta a un risultato, a un effetto originale e raffinato: “un’alchimia”.
Verso, in tempi successivi, il vino nei bicchieri; qualche “botto in più” ma ce la faccio.
Francesca Tamburello racconta i vigneti della Tenuta Vistarino; guida la degustazione con parole piacevoli e interessanti, talvolta colte, che stimolano e orientato gli organi di senso il cui grado di efficienza non è sempre adeguato. Francesca è brava e sa condurre a fondo una ricerca.
Al termine, le sfiziosità di Ignazio; dovrei raccontarvele, ma è preferibile che lo andiate a trovare.
La “Grazia eccitante”: ovvero gli atti preparatori dettati dalle informazioni sensoriali che, per un’ora circa (il racconto di Francesca), dal tavolo con le sfiziosità raggiungono ed eccitano i recettori sensoriali del cervello.
Di contro la preoccupazione per la “scarsezza” dei piatti.
Palermo 12 aprile 2017 Guido Falgares