Mandrarossa: espressione autentica del nostro territorio, Bar Rosanero 26 novembre 2019
Fotografia ed editing video Alessandro Scramuzza
Mandrarossa: espressione autentica del nostro territorio!
Un vero e proprio viaggio enologico quello a cui hanno partecipato gli amici di “Dioniso” martedì 26 novembre presso il “ bar Rosanero” alla scoperta della cantina “Mandrarossa”, apice della Settesoli. A presiedere alla degustazione, con nostro grande piacere, è stata Roberta Urso, responsabile delle pubbliche relazioni e della comunicazione dell’azienda stessa. È stata proprio lei a raccontare e farci entrare nel mondo del vino e della vitivinicoltura, propria del nostro territorio, partendo dal racconto della nascita e crescita dell’azienda da lei rappresentata. Un racconto davvero ammaliante ed affascinante, che ha visto interessati tutti i partecipati. Un’ azienda che poggia le sue radici su un’altra a noi molto nota, la Settesoli, definita infatti la “Grande Madre”, che iniziando solamente come cooperativa, si è imposta nel mondo dell’enologia siciliana proprio per l’amore per il suo territorio e il vino. Ottantotto viticoltori che, stanchi di svendere le uve dei pochi ettari vitati in loro possesso, pensarono di unirsi e vinificare in una comune cantina. Misero insieme 265 ettari vitati, coltivati ancora ad alberello, e vissero con gioia la prima vendemmia nel 1965. Mandrarossa, successivamente , nasce nel 1999 proprio dall’intenzione di voler creare un’azienda di alta qualità, non più relegata al mondo della ristorazione, che produca vini di eccellenza. Vini che vengono accuratamente prodotti basandosi sulla territorialità, sullo studio dei terreni in cui coltivare e sulla particolarità dell’ambiente pedoclimatico che circonda tutte le tenute. Parliamo della zona della costiera Menfitana, zona che unisce, che fonde in sé sia panorami come fantastiche scogliere sul mare, sia colline e montagne che raggiungono livelli sopra i 400mt. Ed è proprio questo che caratterizza i vini prodotti, le mille sfaccettature date dal territorio variegato. Molti i vitigni coltivati quasi al confine con la spiaggia e molti altri alle pendici delle montagne, di conseguenza, ogni vitigno acquisirà una specifica caratteristica in base alla sua localizzazione ed in base al tipo di terreno in cui verrà piantato. Parliamo di una zona che vanta 5 tipi di suoli (argilloso, calcareo, limoso, medio impasto,sabbioso) e diverse esposizioni. Tutto ciò si esplica, palesemente, non appena si iniziano a degustare i vini. Durante la degustazione, sono stati posti ad esame 3 vini in particolare: “Zibibbo secco”, “Bertolino soprano” e “Terre del sommacco”, ognuno dei quali è stato raccontato dalla signora Roberta, con un’ ottima Ars oratoria ed una spiccata capacità di intrattenimento, in ogni minimo dettaglio.
Partiamo, dunque dal primo ovvero lo “Zibibbo secco”, 100%, in purezza, vino di spicco tra i monovarietali, autoctoni, presenti in azienda… Un vitigno che molti di noi sono abituati, per tradizione, a bere principalmente nella sua versione dolce, ma forse in molti non sanno che secco sprigiona ancora di più le sue infinite sfaccettature. Coltivato in suoli a medio impasto tendenti al calcareo e climi caldi ed asciutti,quasi a ridosso del mare, questa versione secca si distingue per gli inconfondibili profumi di terroir, agrumi, fiori d’arancio e gelsomino. Ed è proprio la sua localizzazione che lo qualifica e ce ne rendiamo conto, immediatamente, già all’esame visivo, con quel suo colore giallo paglierino brillante, a tratti verdolino, che ci prospetta note minerali, erbacee e prettamente sapide. Ne abbiamo la conferma non appena lo portiamo al naso, note di zagara agrumi e frutta giovane a polpa bianca. Portandolo alla bocca è un esplosione di aromaticità, tipica del vitigno, e di sapidità, di assoluta freschezza, ovvero il connubio perfetto per un vino da bere durante l’ aperitivo, magari nel periodo estivo difronte al mare. Quel vino che sicuramente rimane nella memoria associato ad un momento conviviale e di assoluta leggerezza. I suoi 12% vol. lo rendono un “easy drinking” per antonomasia. Da provare assolutamente!
Passiamo, ora, agli altri due vini presentati che rientrano nell’eccellenza dell’azienda. Partiamo dal “Bertolino soprano”… Un grillo 100%, vitigno che si estende su colline esposte a 147 mt sul livello del mare, esposto leggermente a sud ovest, su suolo calcareo, da uve raccolte a mano e pressate intere senza essere diraspate, il mosto fermenta in tulip di cemento dove il vino affina per un mese, prima di passare a maturare per altri 11 mesi in botti grandi di rovere francese. Dal colore giallo paglierino carico e maturo esprime tutta la sua essenza aromatica non appena si assaggia. Un’esplosione di sicilianità che non delude affatto! Sentori floreali, lieve mineralità accompagnata da una morbidezza che si sposa con un alcolicità non eccessiva ( 12%vol.).
Ultimo, ma non per importanza, è il “ Terre di sommacco” , 100% nero d’avola, anch’esso subisce un processo di vinificazione che parte da uve raccolte a mano e pressate per un 40% senza diraspatura, fermenta in tulip di cemento per 8 mesi per poi passare per altri 9 mesi in botti grandi. Rosso rubino vigoroso, prende il nome proprio dal sommacco (pianta dalle foglie pelose e morbide al tatto, caratterizzata da fiori a forma di spiga di colore rosso-bruno intenso, spesso considerata infestante e fastidiosa. In realtà si tratta di una pianta ricca di proprietà benefiche per il nostro organismo, che veniva utilizzata anche per conciare le pelli e come antico colorante), note accentuate di spezie frutta a polpa rossa e sottobosco. Un nero d’avola sicuramente giovane, e lo notiamo in bocca dalle spiccate note dure e acide, dal tannino poco presente, che ancora deve maturare ed affinarsi, ma dalle grandi potenzialità. Entrambi gli ultimi due vini sono, insieme agli altri di questa nuova linea, l’orgoglio dell’azienda che ne fa un vanto e che li predilige, studiandone ogni piccola particolarità! Lo notiamo anche dalle etichette, minuziosamente studiate, che ritraggono, tramite dipinti, scene della storia propria di quel vino e soprattutto propria della vita, anche personale, del suo coltivatore.
Che dire, una degustazione che consigliamo ad ogni siciliano, che tale voglia definirsi e che voglia ritrovare le sue origini e tradizioni anche solo tenendo un bicchiere in mano e assaporando la sua terra!
Palermo 26 novembre 2019 Roberta Ambrosi