I Proverbi in Agricoltura e sul Clima 28 ottobre 2019 “estratti e sintesi delle relazioni
Estratti e Sintesi delle relazioni
Fotografia ed editing video Alessandro Scramuzza
Estratto: “I proverbi, espressione della cultura e della tradizione di un popolo”
Guido Falgares, Accademico dei Georgofili
La letteratura sull’argomento ha sempre richiamato interesse per il fascino stesso che i proverbi sanno esercitare, soprattutto quelli agrari, non solo come espressione di cultura e saggezza popolare, ma come schietta testimonianza di quella civiltà contadina nella quale affondano le nostre più solide radici.
La crescente attenzione riguardo all’argomento determinò la messa a punto di alcune fondamentali raccolte che sottrassero il patrimonio proverbiale alla sterminata, e per questo più incerta, tutela della tradizione orale.
A fine Settecento l’Accademia della Crusca compì sul tema alcuni studi di carattere esclusivamente linguistico. La ricerca voleva operare non solo una distinzione tra proverbio e locuzione idiomatica, ma dare uno spunto per alimentare il dibattito sulla lingua italiana. Proprio in questo contesto si inseriscono gli studi e le pubblicazioni di alcune importanti raccolte di proverbi.
Il Giornale Agrario Toscano propose un interessante confronto fra la tradizione contadina e l’evoluzione storica delle scienze agrarie, nonché una panoramica sulla letteratura rusticale fra settecento e ottocento.
Tra fine Ottocento e inizio del ‘900, in epoca verista, con l’interesse verso le espressioni della cultura popolare, trovò posto naturale il proverbio quale espressione viva e concreta della cultura e della tradizione di un popolo.
Numerose sono state poi le pubblicazioni che hanno evidenziato ulteriori aspetti di questo ambito linguistico, sia dal punto di vista antropologico che da quello storico, fino ad arrivare ai nostri tempi quando è stato dato l’avvio all’ambizioso progetto della formazione dell’Atlante Paremiologico Italiano.
La maggioranza dei proverbi riguarda la vita contadina e la conduzione agraria, attività che raccolgono nozioni stratificate nei secoli ed esperienze trasmesse da generazione a generazione.
I proverbi per la loro concisione e quindi per la più semplice memorizzazione e trasmissione costituiscono il settore più cospicuo del folklore.
I proverbi sanno concentrare il nucleo più essenziale del sapere popolare.
“Una sapienza scolpita nella mente e nel corpo dei contadini dalla sperimentazione continua di comportamenti ripetuti, a continuo e diretto contatto con la natura e pienamente immersi in essa nello svolgersi delle stagioni, degli anni e dei secoli“.
Estratto: “I proverbi agrari di Francesco Minà Palumbo”
Giovanni Ruffino, Università degli Studi di Palermo
Dopo una preliminare valutazione dei caratteri formali del proverbio (da non confondere con altre espressioni idiomatiche), si farà un cenno alle più importanti raccolte paremiologiche italiane e siciliane. Tra queste, occupano un posto di rilievo i Proverbi agrari di Francesco Minà Palumbo, grande naturalista castelbuonese, pubblicati nella metà del XIX secolo.
I proverbi raccolti da Minà Palumbo vengono presentati in precise classi paremiografiche, dal calendario rurale alle varie tipologie agronomiche. Questa preziosa raccolta, pur testimoniando la cultura contadina di Castelbuono e delle intere Madonie, costituisce ancora oggi un importante riferimento per quanti si occupano di tradizioni popolari ma anche di storia dell’agricoltura.
Estratto: “I proverbi agrari e la conoscenza degli agroecosistemi”
Tommaso La Mantia, Università degli Studi di Palermo
I proverbi agrari rispecchiano la profonda conoscenza degli agroecosistemi e dei loro meccanismi di funzionamento. Seppure meno presenti (o meno indagati?) i proverbi di-mostrano una altrettanto profonda conoscenza della gestione del bosco e delle relazioni con gli animali selvatici. Essi sono, al pari dei nomi dialettali, una fonte inesauribile di informazioni per definire meglio le condizioni naturali della Sicilia nel passato. Si vedano, ad esempio, i continui riferimenti al lupo (oggi estinto) o le relazioni tra fauna e stagioni/clima. La carenza di proverbi “forestali” come già accennato, di fatto presenti quasi esclusivamente in Minà Palumbo, trovano giustificazione nella carenza di boschi ma proprio i proverbi spiegano il perché di questa carenza: “Tanti viaggi cunsumanu un voscu”. L’utilizzo delle risorse forestali per secoli avevano ridotto la superficie boscata fino ad esaurirla quasi del tutto all’inizio del secolo scorso.
Estratto: “Tempo Meteorologico e proverbi”
Dario Cartabellotta, Assessorato Agricoltura Regione Sicilia
I proverbi meteorologici sono il frutto delle osservazioni di contadini e marinai tramandati attraverso le generazioni.
Il termine proverbio proviene latino proverbium, da verbum, cioè “parola”.
E’ un’affermazione o un sentenza breve e concisa, di origine popolare e di vasta diffusione, che contiene una norma, un insegnamento tratti dall’esperienza.
I padri trasmettevano ai figli, tramite questi detti, conoscenze atte a comprendere il comportamento del cielo in base a pochi e semplici segnali.
I proverbi meteorologici sono curiosi e divertenti e fondamentali perché costituiscono una parte indispensabile della storia del nostro Paese, e non a caso si sono mantenuti fino ai nostri giorni.
Non vanno dimenticate, poi, le metafore che spesso vi si nascondono: dietro a un fenomeno atmosferico si cela sempre un modo di comportarsi.
Previsioni del tempo e proverbi vanno spesso a braccetto: in molti casi, la saggezza popolare affonda le sue radici su osservazioni millenarie del cielo e una base scientifica, spesso confermata dalla fisica classica.
Sintesi della giornata di studio su: “ I Proverbi in Agricoltura e sul Clima”.
Guido Falgares, Accademico dei Georgofili
28 Ottobre 2019. Aula Magna G. Ballatore – Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali Università degli Studi di Palermo.
L’incontro coordinato dal Prof. Rosario Di Lorenzo, Presidente della Sezione Sud-Ovest dell’Accademia dei Georgofili, ha affrontato i diversi aspetti di un genere letterario espressione della tradizione, della cultura e della saggezza di un popolo.
Le relazioni hanno messo in evidenza il ruolo svolto dai proverbi per descrivere le attività agricole, nell’indirizzare le scelte e spiegare il comportamento degli agricoltori.
Il proverbio ha accompagnato la nascita del volgare ed è fortemente presente nei documenti più antichi; ha svolto ancora una funzione importante nei testi del Cinquecento per poi perdere progressivamente terreno in campo letterario sino al recupero che ne hanno operato i veristi o, ancora più tardi, i prosatori mossi da intenti realistici. Sono stati questi ultimi ad averlo utilizzato soprattutto come strumento di espressione delle classi rurali, come segno linguistico che contraddistingue contadini e pescatori, e in un secondo tempo gli emarginati della società moderna.
L’attuale classificazione dei proverbi permette di distinguere i proverbi didattici,
-come quelli che, ad esempio, ricordavano ai contadini i tempi della coltivazione, o aiutavano a prevedere i fenomeni atmosferici e l’andamento delle stagioni – dai proverbi metaforici che esprimono significati figurati spesso adattabili a molte situazioni e diversamente utilizzabili a seconda del contesto sociale, geografico e culturale. Questi ultimi hanno in genere mostrato maggiore longevità per la possibilità di essere utilizzati in ambiti diversissimi.
In realtà nel corso dell’evoluzione storica della lingua italiana il proverbio non ha mai avuto uno statuto davvero autonomo rispetto alle locuzioni idiomatiche, sia nelle raccolte letterarie sia negli studi. Se esaminano i manoscritti di Minà Palumbo, di Pitrè, del Verga colpisce proprio la continua commistione di ciò che oggi consideriamo proverbio con quelle che sono locuzioni idiomatiche non proverbiali.
Con l’affermazione della società industriale il proverbio è sempre più fenomeno periferico.
Una prova del declino della produzione paremiologica è data dal fatto che sono rarissimi i proverbi affermatisi nella seconda metà del Novecento.
È ancora presto per dire se e quanto il proverbio potrà svolgere una propria funzione linguistica in futuro: è probabile che altre forme di espressione idiomatica (rinnovate grazie all’apporto del lessico giovanile, influenzate dai mass media e dal modello dello slogan pubblicitario) stiano oggi sostituendo, anzi abbiano ormai fortemente oscurato, il proverbio.
Nonostante ciò sia le relazioni che il partecipato dibattito che si è sviluppato hanno posto l’accento sulla centralità che i proverbi in agricoltura e sul clima hanno sull’uomo e l’agricoltore.
Partendo da questa considerazione è scaturito l’auspicio anzi la necessità che il ruolo centrale dell’uomo e dell’agricoltore continui ad essere insegnato nei corsi universitari di Agraria e rimanga ben presente nella formazione e nella cultura degli Agronomi e nelle attività e nelle scelte in agricoltura.