La Civiltà delle tonnare 13 maggio 2019 ore 16,00 Unipa Aula Magna G.P. Ballatore
“La Civiltà delle tonnare“
relazione per Accademia dei Georgofili
La Civiltà delle tonnare (13 maggio 2019, Aula Magna G.P. Ballatore Palermo)
L’entusiasmo e la stretta collaborazione fra Georgofili, Dipartimenti di Culture e Società, Scienze Agrarie e Scienze della Terra e del Mare, hanno permesso un incontro che si è rivelato efficace e ricco di approfondimenti.
Tale incontro, coordinato dal prof. R.Di Lorenzo, ha visto convergere competenze consolidate nello studio delle diverse fasi della pesca del tonno rosso in Sicilia.
Un particolare ringraziamento al sig. Nino Castiglione (le tonnare di Favignana, Bonagia e San Cusumano) e ai sigg. Gaetano Adelfio e Gianfranco Di Fede (la tonnara di Marzamemi), che hanno dato la possibilità di approfondire ed apprezzare meglio il lavoro nelle tonnare e anche di riflettere sul confronto con alcune forme di moderna pesca del tonno.
Nel 2007 Favignana, l’ultima tonnara in Sicilia, ha chiuso.
Nel 2019 il “probabile” ritorno della pesca del tonno a Favignana, costituirebbe un momento di straordinaria importanza: le tonnare non erano solo simbologie propiziatrici, ma progetti efficaci e manufatti complessi legati ad uno scopo e ad un rito, all’evento irripetibile eppure ciclico che insieme li congiunge; evento che non può essere che della morte.
Pasolini in “Scritti corsari” scriveva: “…..non c’è civiltà se la violenza della natura, la violenza che oppone uomo e natura, non può più aver corso a causa di leggi e costumi ipocritamente civilizzati “.
Aggiungo: oggi non si tratta più di rivivere le cose accadute nella loro realtà, ma di conservarne gli schemi e ricollocarli in una collettività della cui identità fa parte integrante il sentimento del passato.
La mattanza, “figura del ricordo”, oltre che “valore economico per un’Isola dal mare bello”, deteneva “una straordinaria valenza coesiva e identitaria”e dava “un senso” alla vita materiale, sociale e spirituale di una Comunità.
Il passaggio dei tonni mobilitava gli uomini, li trasformava, da contadini e pastori, in tonnaroti; il rais era “il capo” che organizzava le operazioni in mare; era il capo carismatico; era anche il capo spirituale.
La pesca del tonno configurava una cultura materiale “altamente ritualizzata”: attendendo i tonni s’invocava con “rime evocatrici” il nome di Dio e della Madonna; s’invocava Sant’Antonio da Padova, “il patron della tonnara” e “protettore delle spose incinte” (identificazione della rete con il ventre materno).
Si cantavano le lodi di una certa «signorina Lina». Quella «signorina», in realtà, era la rete. “Signorina sino al momento della sua calata in mare dove perderà la sua verginità per diventare madre”.
Le operazioni per la cattura, regolate da un ritmo di lavoro che veniva scandito sul canto della cialoma: il canto corale che congiunge al sacrificio del figlio di Dio, arpionato sulla Croce, il sacrificio del pesce perché l’abbondanza dimori nelle case e nel corpo degli uomini.
Questa nenia insistente accompagnava le parole di rete in rete, di porta in porta, verso l’ultima stanza della tonnara, la “camera della morte”………
Eschilo ne “I persiani” ci racconta: “quella di Temistocle fu una mattanza umana senza pari; nello specchio di Salamina incitava i compagni sui Persiani …..i gemiti di morte e il trionfal clamore empiano il pelago”……..
Gli Dei per questi crimini lo mutarono in tonno che fendendo gli oceani correva alle acque tiepide della “frega” di maggio sospinto da incontenibile libidine al luogo della morte. Fu sanguinosamente castrato nella “camera della morte” e gli venne, da allora, innalzato un palo a sua effige sui flutti, che divenne poi croce di palme augurali e pala dei santi (è riprodotto negli amuleti d’oro e d’argento al collo dei tonnaroti insieme al volto di Cristo).
Fu così che rinacque il thynnoscopo (avvistatore di tonni), il sacerdote della sacra Thynnea che versa il rosso sangue del tonno in prelibata offerta a Poseidone, e capo della ciclica Keteia, la grande pesca mediterranea.
Oggi i moderni sistemi (legalizzati) di produzione e consumo di ABFT (Atlantic bluefin tuna) (i pescherecci con le reti da circuizione, la gabbia di trasporto e la gabbia d’ingrasso per l’allevamento), creano condizioni ecologicamente e socialmente poco sostenibili: pesca eccessiva, inefficienza energetica, interruzione del ciclo riproduttivo. Al contrario, la tradizionale tonnara (“a trappola fissa”), utilizzando la biologia riproduttiva del tonno rosso, costituirebbe un’importante risorsa, per una pesca sostenibile.
F. Andaloro (Ecologo marino), in modo eccellente ha riassunto: “io sono il tonno …..non voglio essere né sushi né sashimi, ma ventresca e tarantello…. io non sono merce, io sono cultura”.
Palermo 13 Maggio 2019 Acc. Guido Falgares
Note bibliografiche
Scritti corsari, Pier Paolo Pasolini
Una pesca antica, Folco Quilici
La metamorfosi del Rais, Renato Tomasino
(I Persiani, vv. 337-471), Eschilo
La memoria collettiva, Pierre Nora