OIV News – 31/07/2018
OIV News – 18/06/2018
L’effetto del magnetismo sulla qualità del vino
L’utilizzo di piccoli magneti può portare a grandi benefici in enologia, riducendo l’utilizzo di coadiuvanti chimici. L’eccesso di sentori vegetali, come quelli caratteristici del Cabernet Sauvignon, può essere attenuato grazie al magnetismo .………………………..
Conegliano: il sole di giugno fa ben sperare i viticoltori ………
«Il Trentino punti sulle varietà autoctone resistenti» ………
OIV News – 19/06/2018
Imbottigliare il vino con vetro leggero conviene?
OIV News – 22/06/2018
Il gusto digitale del vino italiano: ricerca sulla presenza delle prime aziende vinicole italiane online
Piemonte, per i produttori del Nizza è strategica la valorizzazione dei vini attraverso le peculiarità territoriali
Vini che devono sempre più essere presentati secondo le loro peculiarità territoriali, in modo che le varie zone della denominazione possano emergere in tutte le loro caratteristiche pedo-climatiche. E’ questo l’obiettivo su cui si concentrerà il lavoro del nuovo Consiglio di amministrazione dell’Associazione Produttori del Nizza destinato a guidare il sodalizio di Nizza Monferrato fino al giugno del 2021. Confermato Gianni Bertolino alla carica di presidente. .………………………….
Ricerca. Biodiversità, nostro “capitale naturale”, origine e risorsa essenziale da tutelare per la salvaguardia dell’ambiente e della nostra salute
OIV News – 26/06/2018
Dal 1300 al 1600 questi libri hanno costruito l’immagine del vino moderno
OIV News – 9/07/2018
Quanto vino bevono gli italiani? La ricerca
Non solo il colore preferito ma anche abitudini e dati importanti da svelare
Che tipo di vino bevono di più gli italiani? Con quale tipo di bevanda alcolica amano festeggiare la fine di una giornata lavorativa o un evento lieto? Il compratore di prezzi online Idealo ha voluto vederci meglio. Insieme a una rielaborazione di dati ISTAT ha stilato una classifica dei comportamenti degli italiani in fatto di ‘vino’.
Che tipo di vino bevono di più gli italiani?
‘Secondo una recente indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) sul consumo di vino e alcol in Italia, nel 2017 Il 65,4% della popolazione di 11 anni o più ha consumato almeno una bevanda alcolica durante l’anno. La percentuale di chi consuma giornalmente bevande alcoliche è pari al 21,4%, in diminuzione rispetto a dieci anni prima (29,3% nel 2007). Al contrario, è in aumento la quota di quanti consumano alcol occasionalmente (dal 38,9% del 2007 al 44,0% del 2017) e quella di coloro che bevono alcolici fuori dai pasti (dal 25,6% del 2007 al 29,2% del 2017).
Le differenze tra il consumo di vino e di birra
In particolare, le persone che hanno consumato vino almeno una volta durante l’anno sono state il 52,6%. Mentre il consumo è stato giornaliero nel 19,0% dei casi. Per fare un confronto con altre bevande, la birra ha raggiunto il 48,0% (4,9% ogni giorno). Mentre aperitivi, amari e superalcolici hanno toccato il 43,8% (0,7% ogni giorno). In proporzione, sono gli uomini a bere di più il vino, almeno una volta durante l’anno: il 65,7% della popolazione di sesso maschile. Diversi punti percentuali in più rispetto alle donne, la cui quota è pari al 40,3%. Anche per quanto riguarda la comparazione prezzi di idealo, l’interesse online verso la categoria riguarda per l’80,6% dei casi gli uomini contro il 19,4% delle donne.’.
Il consumo di vino a seconda dell’età
Per quanto riguarda le fasce d’età, ecco il prospetto:
18-24 anni: 8,5%
25-34 anni: 14,4%
35-44 anni: 17,9%
45-54 anni: 20,0%
55-64 anni: 15,7%
65+ anni: 23,4%
Se consideriamo le intenzioni di acquisto, i dati di idealo mostrano che gli under-44 rappresentano il 25,0% degli utenti online mentre gli over-44 il 75,0%. Secondo l’ISTAT le percentuali “offline” sono pari al 40,8% e al 59,2% rispettivamente. La differenza tra i due gruppi potrebbe essere legata allo scarso accesso ai metodi di pagamento online delle fasce più giovani, come per esempio le carte di credito.
Infine, sia in Italia che nel resto d’Europa il vino rosso è il preferito dagli utenti online ed offline. Ma l’Italia rimane il terzo consumatore di vino al mondo dopo Stati Uniti e Francia.
OIV News – 10/07/2018
Cinque cose che forse non sai sul nebbiolo
L’Italia ha la fortuna di poter contare su alcuni vitigni autoctoni che l’enologia internazionale ci invidia e il Nebbiolo è senza dubbio uno di questi. Eppure la sua notorietà è emersa solo poco più di una ventina di anni fa, quando il mondo si è innamorato del Barolo.
1. Perché si chiama così?
Esistono due diverse teorie sull’origine del nome ed entrambe coinvolgono la nebbia. Seconda la prima, il motivo è da ricercare nella pruina, una sostanza cerosa che ricopre gli acini e che ha una funzione protettrice molto importante, difendendo l’acino dal freddo, dall’eccessiva disidratazione e dall’attacco di agenti patogeni. Nel caso del Nebbiolo, questa sostanza è talmente abbondante da far sembrare gli acini quasi annebbiati.
La seconda teoria, molto meno tecnica, tocca soprattutto la sfera poetica e chiama in causa la nebbia che avvolge frequentemente i territori del Nebbiolo in autunno nel periodo della vendemmia.
2. In passato i vini a base Nebbiolo erano dolci
Quello che pochi sanno è che fino alla metà del ’800, i vini prodotti nella zona del Barolo e del Barbaresco, erano piuttosto rosa nel colore e, soprattutto, dolci al gusto. In realtà finché non sono stati svelati tutti i segreti della vinificazione e, in particolare, della fermentazione alcolica, i rossi dalla forte intensità cromatica che si conoscono oggi, erano frutto del caso più che della volontà dell’uomo. Inoltre il vino nero e aspro era il vino della plebe, mentre i nobili bevevano prodotti meno colorati e più delicati alla vista.
La storia e il successo del Pinot Noir e del Nebbiolo ha molti punti comuni. Questi vitigni, infatti, regalano vini piuttosto chiari a causa di una buccia naturalmente poco ricca di antociani (le sostanze coloranti dell’uva) e questo, quindi, ha garantito una grande successo presso la borghesia e la nobiltà del tempo. Tuttavia le conoscenze scientifiche non erano tali da assicurare che il mosto diventasse sempre secco e così a causa della fine o della ripresa della fermentazione, i vini abboccati o addirittura dolci e, qualche volta, anche frizzanti erano la regola.
Quindi prima dell’interesse della Casa Savoia nei confronti del Nebbiolo e, in particolare, del Nebbiolo di Barolo, quest’ultimo era un rosato abboccato e leggermente mosso. Solo con l’avvento di tecnici formati alla scuola francese, come Staglieno e Oudart, il Barolo è diventato il vino secco e austero che conosciamo oggi.
3. Stesso vitigno tanti nomi diversi
Una storia così antica, abbinata ad una così lunga presenza sul territorio, oltre ad aumentare il numero delle cultivar legate al Nebbiolo da successivi incroci spontanei, ne ha moltiplicato i sinonimi veri ed errati, che variano secondo il luogo. Così è diventato Chiavennasca in Valtellina (dalla cittadina di Chiavenna e dalla Val Chiavenna dove era molto diffuso) e Spanna nelle province di Vercelli e Novara, Picotendro o Picotener (dal picciolo o peduncolo tenero) in Val d’Aosta e nella zona di Ivrea mentre, in Val d’Ossola, lo conoscono come Prunent (anche qui probabilmente da pruina).
Al contrario lo Chatus, chiamato anche Nebbiolo di Dronero, non ha alcuna parentela con il Nebbiolo e il Nibiò o Nibièu dei Tortonese è in realtà un clone di Dolcetto.
4. L’enorme potenziale…ancora non del tutto espresso
Ciò che è sicuro è che si tratta di un vitigno unico e di grande successo, che però è ancora da considerare raro, soprattutto se paragoniamo la sua estensione a quella di Merlot o Cabernet Sauvignon. Malgrado l’indubbio gradimento di pubblico, ricopre oggi una superficie vitata totale di circa 6 mila ettari di cui più di 5500 in Italia. Viene allora spontaneo chiedersi perché non si sia creata intorno a lui una moda che potesse farlo diventare uno dei vitigni più popolari a livello internazionale.
Credo che la risposta sia duplice.
Da una parte è circondato da una nomea, almeno in parte ingiusta, che lo vuole austero e tannico e quindi destinato ad un élite di conoscitori e poco adatto, invece, al largo pubblico. In realtà usando tecniche di vinificazione più moderne questo “brutto anatroccolo” può diventare un bel cigno. Con l’aumento di sensibilità e di cultura dei consumatori scommetterei su una sua crescita repentina, in quanto, al momento il suo successo è legato a determinati paesi (Stati Uniti in primis).
Dall’altra parte, presentarlo, come abbiamo fatto in passato, da un punto di vista viticolo come una cultivar difficile e gelosa, legata strettamente a determinate condizioni pedoclimatiche, ha contribuito ad aumentare lo spavento creatosi intorno. Così oltre ai consumatori che lo avvicinano con grande timore, anche gli agronomi e gli enologi lo guardano con sospetto misto a diffidenza e scetticismo.
5. Un vitigno due categorie di vini eccezionali
Quando si pensa al Nebbiolo vengono subito in mente due grandi vini da invecchiamento: il Barolo e il Barbaresco. In realtà uno dei più grandi pregi di questo vitigno è la sua poliedricità, che gli permette di esprimersi, con la stessa grandezza, sia nella categoria dei vini in grado di conservarsi e migliorare, dopo un lungo affinamento in bottiglia, sia in quella dei vini da bere in gioventù.
Nel primo caso avremo vini che si caratterizzano per complessità e finezza olfattiva abbinate ad un’austera pienezza gustativa, che li rendono vini con pochi rivali da temere al mondo.
Rientrano in questa categoria oltre al Barolo e al Barbaresco anche Sforzato di Valtellina, Gattinara, Ghemme, Boca, Bramaterra e Carema. Trattandosi però di Nebbiolo e di territori molto variegati, una classificazione schematica non è facile infatti, tante denominazioni possono rientrare in una categoria o nell’altra solo in base al cru o al produttore.
Nel secondo caso, invece, avremo vini dove l’immediatezza e la golosità del frutto fanno dimenticare l’aspetto più severo del tannino e vengono sprigionati nell’immediato sentori fruttati di lampone e fragola e quelli floreali della viola, regalando al vino un’invidiabile freschezza gustativa.
Ovviamente la presenza e l’intensità delle caratteristiche appena descritte sono piuttosto graduali e si va quindi dalla forza tranquilla ed elegante dei Lessona, Sizzano, Fara, Roero, al diletto puro fornito dai Langhe Nebbiolo d’annata. Nelle denominazioni come Coste della Sesia Nebbiolo, Colline Novaresi Nebbiolo, Nebbiolo d’Alba e Canavese Nebbiolo lo stile più o meno immediato del vino dipende dalla volontà del produttore.
OIV News – 11/07/2018
Monitorare il clima in vigna: il progetto hi-tech del Polito
Giovedì 12, alle ore 21, nel Municipio di Sala Monferrato, il laboratorio iXem del Politecnico di Torino presenta al pubblico la piattaforma gratuita e ad accesso libero iXemWine.
La piattaforma è stata tenuta a battesimo poco più di due mesi fa nel corso di Vinitaly 2018, e in poco tempo si è diffusa in modo capillare sul territorio vitato italiano.
Dopo essersi insediata in luoghi prestigiosi come Barolo, Barbaresco, Montalcino, Montepulciano, il Collio Friulano, l’Etna, l’Alta Langa, la zona di Gattinara e Ghemme e il Roero, ora sbarca nel Monferrato Casalese.
iXemwine offre accesso gratuito ad un monitoraggio capillare e continuativo delle condizioni climatiche del vigneto e favorisce l’ottimizzazione delle pratiche agricole, integrandosi con la lotta fitosanitaria, per una riduzione dei trattamenti.
Ma iXemWine è molto più di una semplice piattaforma meteo: è una comunità e un ambiente dove i dati istantanei di monitoraggio sono disponibili con accesso gratuito per tutti i partecipanti, al fine di promuovere un utilizzo consapevole della tecnologia per tutte le cantine, anche quelle che non dispongono di conoscenze o risorse per attrezzarsi in modo opportuno. La condivisione dei risultati di monitoraggio permette infatti di superare le difficoltà di accesso, non solo economiche, ma soprattutto le diffidenze culturali.
I dati istantanei acquisiti dai sensori installati in un particolare vigneto sono pertanto disponibili per tutti gli aderenti alla piattaforma.
A questo modo ogni produttore accede a un monitoraggio non solo esteso, ma anche estremamente capillare, sul quale può basare previsioni precise e continuative.
La partecipazione alla serata del 12 luglio è aperta ai produttori di vino della zona del Monferrato Casalese, ma anche a curiosi e privati cittadini, che nel corso della serata potranno degustare i prodotti di alcune cantine di zona. La presentazione si terrà alla presenza delle amministrazioni comunali dei 12 Comuni dell’Unione Cinque Terre del Monferrato e dell’ Unione Collinare Terre di Vigneti e Pietra da Cantoni, che hanno patrocinato e supportato il progetto. Tra tutti i partecipanti sarà estratto il fortunato vincitore di una stazione meteo-fito-sanitaria.
«Con questa piattaforma – ha detto Daniele Trinchero, direttore di iXem Labs e presidente dell’associazione Senza Fili Senza Confini – gli iXem Labs del Politecnico di Torino intendono promuovere l’utilizzo della tecnologia attraverso l’accesso universale. Dal 12 luglio rendiamo il nostro prodotto disponibile in tutto il Monferrato Casalese, come nei territori vitati più celebri d’Italia, per rendere omaggio allo straordinario rapporto sinergico che in questi anni si è realizzato con i Comuni del comprensorio».
Vino, lavoro per 1,3 milioni Ma senza voucher
25 mila posti in meno ……………….
OIV News – 13/07/2018
OIV News – 16/07/2018
OIV News – 17/07/2018
Vino&Ricerca. Dalla “bisnonna” selvatica della vite i geni della resilienza
OIV News – 18/07/2018
OIV News – 19/07/2018
OIV News – 20/07/2018
OIV News – 24/07/2018
OIV News – 25/07/2018
OIV News – 26/07/2018
OIV News – 27/07/2018