7 giugno 2017 l’Associazione Dioniso a Villa Costa “la degustazione”
La Degustazione del 7 giugno,
Le nostre bottiglie:
due Clos de la Coulée de Serrant, Appellation Savennières de Serrant Controlée, 1999
due Chateauneuf du Pape Guigal, Appellation Chateauneuf du Pape Controlée, 1999
Il tema è ancora una volta legato alla possibilità di degustare vini elevati a lungo e in particolare vini francesi.
Reperire annate simili non è affatto facile, né economico; avevamo solo due bottiglie per tipo e se anche una sola di queste avesse avuto qualche difetto avremmo potuto compromettere la serata. Sapevamo come le bottiglie fossero state tenute per tutto questo tempo e quello che potevamo e dovevamo fare era di servirle nel migliore dei modi. Le bottiglie, per tutti questi anni coricate, al buio e ad una temperatura costante di 14°C, sono state stappate e portate in posizione verticale e a temperatura ambiente nei cinque giorni che hanno preceduto la degustazione. Ventiquattro ore prima della degustazione ufficiale abbiamo osservato il percorso dei vini.
Il 7 giugno, giorno della degustazione, qualche ora prima abbiamo versato i vini nei decanter e dopo aver fatto constatare l’integrità visiva, olfattiva e gustativa ho versato il vino negli appositi decanter; ciò, lo ribadisco, non con lo scopo di ossigenare il vino, ma con quello di evitare che residui della fisiologica precipitazione delle sostanze coloranti potessero finire nei bicchieri.
Quindi dal decanter nei bicchieri; entrambi i vini.
La “Coulée de Serrant” 1999,
Diverse degustazioni, nel tempo, ci hanno confermato che questo vino ti chiede considerazione, calma e attenzione e non puoi apprezzarlo a breve distanza dall’apertura: un lungo periodo da dedicare all’ossigenazione è quanto mai opportuno, anzi direi indispensabile.
Preferibilmente da solo, senza condizionamenti, senza premura, seduto per ore a fissare l’orizzonte dell’oceano dalle coste bretoni; un bicchiere ogni tanto, con il ritmo della luce del faro che gira, che torna, con uno sguardo periodico da rivolgere alle spalle, non per mancanza di fiducia, ma solo per ricordarsi da dove scende la Loira.
Tanti pensieri, tante cose in mente che scivolano via, dalla bottiglia al bicchiere, che a volte sembra mezzo vuoto, e a volte mezzo pieno.
Ma torniamo al presente ……………….
Non lo abbiamo scaraffato, lo abbiamo versato in grandi calici e abbiamo dedicato un lungo periodo all’ossigenazione; qui non si scherza, qui veramente il vino cominciava ad evolversi; abbiamo assistito ad un lentissimo ma progressivo miglioramento delle caratteristiche sensoriali: un aumento della complessità e della finezza olfattiva e gustativa.
Il tempo trascorreva lentamente e noi periodicamente prelevavamo qualche centilitro di liquido per individuare le diverse sfumature, le diverse sensazioni, l’evoluzione di un vino in progress.
Prendevo appunti su un bloc notes.
Un vero percorso tra i giardini di fiori e frutti di Parigi “che godono di tanto sole”.
Ė stato come se dopo diciotto anni fossimo tornati o quasi al punto di partenza, come se qualcosa avesse manipolato il tempo (paradosso dei gemelli nella teoria della relatività ristretta); il colore giallo dorato, leggermente bruno, luminoso; i profili distintivi di aroma e di sapore che richiamano note di ananas, albicocca, fieno e note mielate in combinazione a quelle tipiche di rȏti; ancora struttura, acidità e un leggero ritorno amarognolo sottolineavano una classe e una complessità originalissima.
Nicolas Joly, il globe trotter più biodinamico del pianeta ci stava dimostrando che la ricetta Steineriana applicata sull’appellation Savennières ha pochi eguali al mondo.
Ci stava dimostrando che le caratteristiche uniche della conformazione territoriale costituita essenzialmente da scisti e la scarsa profondità di terreno che copre le rocce rendevano particolarmente favorevoli le condizioni per la produzione di vini bianchi di alta qualità.
Ci stava dimostrando che la cultura e la storia indicando il vitigno Chenin, come unico cèpage compatibile con le condizioni terreno/clima della zona, avevano riconosciuto questa originalità.
Lo “Chateauneuf du Pape” 1999,
già da tempo ha iniziato la terza fase dell’invecchiamento, il declino!
Il colore, in modo evidente, mostrava come la tonalità rosso scura fosse evoluta verso strutture di colore aranciato;
il naso un po’ speziato, piccoli frutti rossi maturi in confettura; soprattutto articolava i suoi profumi su toni terziari;
il palato era sostenuto da una acidità ancora buona.
Un vino lontano dalla complessità, dalla potenza, dalla ricchezza e dall’equilibrio di uno Chateauneuf molto meno datato.
Ripeto ancora una volta che ciascuna bottiglia di vino rappresenta dunque un caso particolare e la sua resistenza all’invecchiamento dipende, dunque, da una serie di fattori legati alla sua composizione, alle condizioni di affinamento, alla tappatura e alle condizioni di conservazione.