La Battaglia di Anghiari
Importanti novità sull’ubicazione dell’affresco perduto: da cinque secoli si discute se il Vasari abbia scientemente nascosto dietro un muro di Palazzo Vecchio quello che viene ritenuto il più grande capolavoro di Leonardo da Vinci – la Battaglia d’Anghiari – allo scopo di evitare all’opera di questo grande genio una distruzione motivata solo dall’odio politico. Per evitare la rabbia dei Medici che non volevano simboli della vittoria della Repubblica nel Salone dei 500, Vasari avrebbe costruito un muro e poi lo avrebbe coperto lasciando un’intercapedine per proteggere – per quanto possibile – la pittura leonardesca.
L’ ipotesi formulata da alcuni studiosi sostiene da tempo che tale affresco realizzato da Leonardo nel 1503 e raffigurante “la lotta per lo Stendardo”, cioè la scena della ”Battaglia di Anghiari”, si possa trovare sulla parete Est del Salone dei Cinquecento a Firenze in Palazzo Vecchio dietro la muratura che il Vasari aveva fatto costruire durante i lavori di rifacimento strutturale e su cui il Vasari stesso nel 1557 dipinse l’affresco raffigurante ”La battaglia di Scannagallo” (la battaglia di Marciana in Val di Chiana). Al di là di tale parete il radar impiegato ha rilevato una discontinuità tra il muro a mattoni e il più profondo e originale muro in pietra del palazzo. Ciò significa che tra i due muri esiste uno spazio vuoto, un’intercapedine probabilmente lasciato dal Vasari per proteggere il muro più profondo e sul cui intonaco potrebbero ancora trovarsi tracce della ”Battaglia di Anghiari”.
I dati raccolti in questa ultima indagine sono stati incrociati con quelli delle precedenti sessioni di analisi e ora gli studiosi italiani ed americani impegnati nella ricerca potranno capire meglio se sulla parete più interna, quella costituita dal muro originale di Palazzo Vecchio, c’è ancora lo strato di intonaco su cui Leonardo dipinse l’affresco perduto.
Il team di ricercatori, con la sponsorizzazione del National geographic sta documentato le ricerche con delle micro forature nell’affresco del Vasari (ma in zone con stuccature). L’operazione è sotto il controllo dei tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure. Nei risultati presentati ci sarebbero quattro prove della presenza della Battaglia di Anghiari sulla parete est del salone dei Cinquecento.
La prima è un campione contenente materiale di colore nero analizzato con la tecnologia del microscopio elettronico a scansione con microsonda che permette di identificare i componenti chimici presenti nel campione. Il campione trovato ha una composizione chimica simile a quella di un pigmento nero trovato nelle vele della Gioconda e del San Giovanni Battista (come si legge da ricerche effettuate dal Louvre).
La seconda prova è data da frammenti di materiale rosso che sono stati trovati e analizzati e si ipotizza siano frammenti organici che potevano essere associati a lacca rossa. Terzo elemento le immagini ottenute tramite sonda endoscopica ad alta definizione che fanno capire come lo strato beige del muro originale può essere stato applicato solo con un pennello. Il team di ricerca ha confermato, attraverso le indagini radar, l’esistenza di un vuoto inizialmente individuato sulla parete dove Vasari ha dipinto il suo affresco e il muro retrostante. La scoperta suggerisce che Vasari potrebbe aver voluto preservare il lavoro di Leonardo erigendo una parete di fronte all’affresco.
La fama di Anghiari deriva principalmente dal fatto di essere stata teatro della Battaglia combattuta il 29 Giugno dell’anno 1440 tra i Fiorentini, vincitori, guidati da Michelotto Attendolo e Giampaolo Orsini ed i Milanesi, condotti da Niccolò Piccinino. La battaglia viene così ironicamente ricordata dal Machiavelli: “Ed in tanta rotta e in si lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite nè d’altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò”. Ma, ricorda Piero Bargellini che se il bilancio guerresco risultava così modesto, non altrettanto scarso fu il bilancio politico della Battaglia d’Anghiari; infatti, il Machiavelli sottolinea, questa volta con maggior senso storico, che “…la vittoria fu molto più utile per la Toscana che dannosa per il duca (di Milano), perché se i Fiorentini perdevano la giornata, la Toscana era sua; e perdendo quello, non perdè altro che le armi e i cavalli del suo esercito, i quali con non molti danari si possono ricuperare”.