Lo chiamavano il FIORE con le SPINE

11 Aprile 2011 by

Il carciofo (Cynara Scolymus) appartiene alla famiglia delle Composite (chiamate anche Asteracee) sono dette così a motivo dell’infiorescenza a capolino, formata ovvero da tanti piccoli fiori riuniti in moda da sembrare un unico fiore. E’ una robusta pianta annuale che cresce facilmente nelle regioni del Mediterraneo. Già i nostri antenati greci amavano questa curiosa pianta originaria del Medio Oriente (il suo nome arabo è al-kharshûf), tanto da inventare la leggenda della ninfa Cynara che, dopo avere respinto il Dio Apollo, fu trasformata in un carciofo.

Magari non bellissimo, ma sicuramente ricco di poteri curativi.

Da sempre ai primi posti tra le piante predilette dalla “medicina popolare”, è un ingrediente tradizionale degli amari e una vera cura di giovinezza per il fegato: lo aiuta a “ripulirsi” stimolando il flusso della bile. Le proprietà e i suoi “principi attivi” più importanti, ricavati dalle foglie, sono i derivati dell’Acido Clorogenico come la Cinarina. Contiene anche Polifenoli, Sali minerali e Acidi organici.

Il carciofo dunque:

-fa bene al fegato

-abbassa il colesterolo e i trigliceridi

-combatte la stitichezza e aiuta a vincere la ritenzione idrica

-grazie all’Inulina, fibra di cui è ricco, è indicato per i diabetici: abbassa il

livello della glicemia

-rende più bella la pelle, ossigena i tessuti, migliora colorito, acne e dermatiti

-è l’ideale per risolvere i disturbi legati alla cattiva digestione, dal gonfiore

all’ alito cattivo.

Insomma i carciofi conviene portarli a tavola il più spesso possibile:

in insalata, nel risotto, nei tegami di verdure; sono un ottimo condimento per la pasta, completano bene un piatto di carne, sono perfetti anche da soli. Tante sono le ricette che li vedono protagonisti, tra le tradizionali eccone una davvero originale e molto antica:

Carciofi con la salsa San Bernardo

Togliere le foglie a dodici carciofi spinosi, tagliare i cuori in quattro pezzi, bollirili per venti minuti in acqua acidulata con qualche goccia di limone per non annerire e scolarli.

Frattanto preparare la salsa: togliere la pellicina a 200 gr di mandorle, tostarle in un tegamino con pochissimo olio e quando saranno fredde pestarle finemente in un mortaio con 200 gr di zucchero. Mettere in un pentolino un bicchiere di aceto e stemperarvi sei acciughe diliscate, unirvi le mandorle e sei cucchiai di cioccollatta fondente sciolta a bagnomaria. Fare addensare la salsa a fuoco lento e versarla ben calda sui carciofi, servire subito!

p.s. prima di andare a tavola fate leggere ai vostri commensali la deliziosa

 Oda A La Alcachofa

La alcachofa
de tierno corazón
se vistió de guerrero,
erecta, construyó
una pequeña cúpula,
se mantuvo
impermeable
bajo
sus escamas,
a su lado
los vegetales locos
se encresparon,
se hicieron
zarcillos, espadañas,
bulbos conmovedores,
en el subsuelo
durmió la zanahoria
de bigotes rojos,
la viña
resecó los sarmientos
por donde sube el vino,
la col
se dedicó
a probarse faldas,
el orégano
a perfumar el mundo, 

 

 

 

y la dulce
alcachofa
allí en el huerto,
vestida de guerrero,
bruñida
como una granada,
orgullosa,
y un día
una con otra
en grandes cestos
de mimbre, caminó
por el mercado
a realizar su sueño:
la milicia.

 

 

 

 

 

 

En hileras
nunca fue tan marcial
como en la feria,
los hombres
entre las legumbres
con sus camisas blancas
eran
mariscales
de las alcachofas,
las filas apretadas,
las voces de comando,
y la detonación
de una caja que cae,
pero
entonces
viene
María
con su cesto,
escoge
una alcachofa,
no le teme,
la examina, la observa
contra la luz como si fuera un huevo,
la compra,
la confunde
en su bolsa 

 

 

 

con un par de zapatos,
con un repollo y una
botella
de vinagre
hasta
que entrando a la cocina
la sumerge en la olla.

Así termina
en paz
esta carrera
del vegetal armado
que se llama alcachofa,
luego
escama por escama
desvestimos
la delicia
y comemos
la pacífica pasta
de su corazón verde. Pablo Neruda

 

 Serafina Planeta

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