La storia del tabacco unisce l’Italia
Nel centocinquantesimo anniversario della nascita dell’unità d’Italia, molte sono state le ricostruzioni storiche per meglio comprendere le motivazioni sociali, economiche, e politiche di questo cambiamento così significativo del nostro paese. Uno dei settori produttivi che ha meglio beneficiato dell’Unione d’Italia è stato il Tabacco.
Per meglio comprendere le ragioni di ciò, dobbiamo ricordare la storia del tabacco dalla sua introduzione al 1861 e fino ai giorni nostri.
La pianta del tabacco, scoperta nell’Americhe, fece la sua apparizione in Europa verso il 1518 grazie a dei semi donati all’imperatore Carlo V di Spagna ed in seguito coltivato in tutte le sue regioni. La chiesa, grazie anche alla sua mansione politico-econimico, ebbe un ruolo molto importante nella diffusione e nell’uso del tabacco, anche se con fatti ed avvenimenti spesso contrapposti. Esso fu alle volte bandito, pena la scomunica, con Papa Innocenzo X nel 1650 o reso lecito con la sua revoca fatta da Papa Benedetto XIII nel 1725. In Italia fu portato dal Cardinale Prospero Santa Croce nel 1565 e il suo uso era quello da fiuto. Al tabacco furono attribuite molte virtù e qualità curative. Nel XVII secolo la “presa di Tabacco” coinvolgeva tutte le classi sociali, nobili, plebei, dame ed ecclesiastici, inoltre sorsero le prime “Tabaccherie”, secondo alcune testimonianze dell’epoca, pare ci fossero più botteghe di Tabaccai che forni e bettole. Il consumo e la diffusione del tabacco nelle varie regioni dell’Italia, seppur divise tra loro, fecero intuire a tutti i singoli governanti la convenienza ad istituire una tassazione su di esso o comunque dei vincoli sulla sua coltivazione. La Repubblica di Venezia fu la prima ad assoggettare a restrizioni fiscali il tabacco, imponendo un canone da corrispondere al Governo a chi lo volesse coltivare. Altri Stati seguirono l’esempio e lo sottoposero a speciali vincoli fiscali, come a Mantova (1627), Lombardia (1637), Napoli, dove nel 1635 fu introdotta la gabella, cambiata due anni dopo in monopolio con l’istituzione del diritto proibitivo del tabacco.
Il tabacco fu presto oggetto di vincoli: sulla coltivazione del tabacco si stabiliva nel 1637 una tassa (Vettigale); sul consumo fu istituito nel 1647 a Palermo un tributo di 6 tarì (2,55 lire) per ogni libbra di tabacco in polvere o in corda venduta in città e nel suo territorio e sulla manifattura e la vendita delle polveri fu applicata dal 1680 una tassa speciale chiamata Zàgato. Anche in Sardegna la coltivazione del tabacco, fu sottoposta a vincolo fiscale. In Toscana, Ferdinando II con un editto del 1645 proibiva la libera coltivazione del tabacco, e l’industria e la vendita del tabacco furono assegnate in appalto dietro corresponsione di un canone annuo (regalia). Anche nello Stato Pontificio, dove nel frattempo Benedetto XIII aveva, con Motu proprio del 1724, abolito tutte le precedenti proibizioni ecclesiastiche, si introduceva nel 1750 il diritto di privativa sulla coltivazione del tabacco. Ma nel 1757 Benedetto XIV aboliva completamente l’appalto dei tabacchi, perché ritenuto non idoneo al governo dei Papi.
Verso la fine del XVIII secolo molti monopoli furono aboliti ma già nel XIX a causa delle perdite finanziarie quasi tutti ripristinati.
Prima dell’unificazione dell’Italia la diversità delle coltivazioni nei vari territori, i consumi e le varie tassazioni, rendeva il settore del tabacco confuso e privo di una qualsiasi politica agricola – fiscale che potesse valorizzare le grandi potenzialità di questo settore. Nel 1869, queste motivazioni portarono al passaggio all’industria privata, con la Regìa Cointeressata, alla quale si affidò l’appalto del monopolio per un breve periodo, con l’intento di promuovere lo sviluppo della tabacchicoltura. Ma solo dopo il 1861 con l’unità d’Italia, e precisamente con la legge del 13 luglio 1862 si attribuisce al nascente Stato Italiano il diritto esclusivo di manipolare, importare e vendere tabacco, tutto questo sotto un’unica organizzazione diretta dal ministero delle finanze con la creazione dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. Grazie all’unita nazionale ed a questa nuova politica che valorizzava le diversità produttive dei vari territori, l’Italia diventa la nuova prima Nazione Europea produttrice di tabacco.
Carlo Riggio